Usare le ricchezze per ridurre le disuguaglianze di Milano
A volte i programmi politici per il futuro sono di una semplicità disarmante
Ciao. Questa è la terza puntata della mia newsletter. Io sono Fabio Massa, e qui è dove ho deciso di raccontare un po’ di cose che accadono a Milano, Roma e non solo. Se vi piace - ma soprattutto se non vi piace - scrivetemi a: fabio.massa@esclusivasrl.it.
Le parole di Franco per Milano
Premessa doverosa. Franco Mirabelli, senatore del Pd, in passato una lunga carriera tra Palazzo Marino e Pirellone, è un amico. Uno di quelli con cui, tra un'intervista e l'altra, ci finivi sempre a litigare. Proverbiali i suoi messaggini: "Pessimo il tuo pezzo di oggi". Era il suo modo di aprire un dialogo, che avveniva al telefono, o di persona, alla festa dell'Unità. Pancia in avanti, colletto sbottonato, mano sulla spalla. Tutti gli amici di Franco sanno da anni di questa malattia degenerativa che pian piano lo ha reso meno intellegibile al telefono, pian piano sempre più in difficoltà nell'esprimere il suo pensiero. Fin quando lui ha deciso di raccontare l'esperienza della Sla in una intervista bellissima all'amico di Repubblica Matteo Pucciarelli (la trovate QUI). E' da leggere, tutta d'un fiato. Perché fa riflettere.
Da quel momento però è successo che mi sono inibito. Ho fatto pubblicare sempre su Affaritaliani.it riflessioni di Franco (QUI e QUI, ad esempio), sempre lucidissimo. Però non sapevo se potevo fargli io qualche domanda che fosse "fuori" dal campo Sla. Mi imbarazzava chiedere, perché non volevo “disturbare”. Fin quando Arianna Censi, assessora ai Trasporti, sua amica da sempre, mi ha detto: "Scrivigli, gli farà piacere". E così, gli ho mandato delle domande alle quali lui mi ha risposto. Non sono per il Franco malato di Sla. Sono per il senatore Mirabelli politico fino, lucidissimo lucidissimo, che ama Milano, che parla di una Milano sempre declinata al futuro. Per leggere l'intervista completa si può cliccare QUI. Però riporto un passaggio per me fondamentale perché è tutto un programma:
"Mettiamola così: come utilizziamo le ricchezze prodotte dalla crescita per ridurre le diseguaglianze? Diamo la risposta a questa domanda e facciamone il nostro programma. Le primarie? Sono un mezzo e non un fine. Dico no a quelle di partito".
Ritratto (non autorizzato) di uno che conta
In pochi, tra i cittadini, sanno che cosa faccia davvero Fondazione Fiera. Per difetto, è uno se non il principale (insieme a Fondazione Cariplo) attore dei cambiamenti in città e nella Regione. Nella sua governance ci sono tutti, dalla Camera di Commercio ad Assolombarda. Per lungo tempo è stato retto da Enrico Pazzali, manager poi finito nello scandalo Equalize (a proposito: dopo mesi e mesi ancora non c’è stata neppure la fine delle indagini...) Con Pazzali sono stati avviati progetti importantissimi, come il nuovo polo della Rai, come il progetto Olimpiadi e molto altro. Adesso il timone di Fondazione Fiera sarà in mano a Giovanni Bozzetti. Chi è Giovanni Bozzetti? Una figura con la postura da mediatore, non da conquistatore. E’ un predestinato. Uno di quelli che nascono con un talento e un pallino. Il talento è quello di saper intrattenere rapporti umani con chiunque: non solo della propria visione politica (è sempre stato, da An a Fdi, dalla stessa parte), ma con tutti. E il pallino: il marketing territoriale. Fin da quando faceva il giovanissimo assessore per Gabriele Albertini. Quindi: piccolo ritratto non autorizzato.
Figlio unico di papà Renzo, oggi 87enne, e mamma Lucia. Lui imprenditore del settore elettromeccanico e biotecnologie, lei casalinga. Nasce a Soresina, in provincia di Cremona, ma ha sempre abitato tra Milano e Milano 2, il Bozzetti. Liceo classico Gonzaga di via Vitruvio, tra la Stazione Centrale e Porta Venezia. Laurea alla Cattolica in Economia e Commercio con una tesi che pare, ancora una volta, una predestinazione: "La gestione dell'IRI come razionalizzazione degli oneri impropri". Relatore il prof. Severino Sterpi. Per il resto del ritratto di un uomo che sarà al centro delle prossime politiche per la città di Milano, rimando al pezzo del Foglio che ho scritto giovedì scorso QUI.
Quei moralisti a cui fanno schifo i soldi
Recentemente mi è venuto da pensare al tema del guadagno. Intendiamoci: guadagnare lavorando non solo è lecito, ma è nobile. E guadagnare per vivere è giusto, sacrosanto. Eppure mi è venuto da pensare al tema dei “soldi intascati” perché sono successe due cose slegate tra loro che la dicono lunga su una certa ipocrisia alla milanese. La prima cosa è stata la reazione di una esponente della sinistra di Rozzano (città alle porte di Milano, che pur nella sua difficoltà ha avuto l’idea di avanzare una candidatura a capitale della cultura, per uscire dallo stereotipo di periferia - ne ho parlato settimana scorsa su questa newsletter). Che cosa ha detto questa esponente, ovviamente oppositrice all’amministrazione in carica? “Chissà quanto costa il dossier di candidatura”. Come se - ovviamente - ci fosse sotto chissà che cosa. Certo, potrebbe costare zero se i professionisti che ci lavorano lo facessero come volontariato, però poi non venite a cianciare di salario minimo.
L’altra volta in cui mi è venuto da pensare al tema dei compensi è stato leggendo un post di Andrea Bonessa, esponente della sinistra cittadina, molto critico con il modello urbanistico di Milano. Parla della “commissione per il Paesaggio” di Palazzo Marino. Che cosa fa questa commissione? Di fatto analizza tutti i progetti presentati a Milano e li “valida”. Dice questo va bene, questo è bello, questo è brutto, questo così così. Giovanni Oggioni, uno degli esponenti di punta della commissione Paesaggio è finito arrestato. Poi la commissione si è dimessa in blocco e adesso va rinnovata. Ma la commissione è fondamentale, importantissima (poi qualcuno mi dirà prima o poi chi ha autorizzato le pessime residenze olimpiche...)
Ora, quali sono le mansioni di questi commissari? Bonessa le elenca. Primo: “costringere i suoi simili (intende gli architetti, ndFabio), di cui conosce le difficoltà operative e i costi di elaborazione di un progetto, a produrre inutili e dispendiosi elaborati grafici per ottenere l'approvazione al suo progetto”. Secondo: “giudicare il progetto di cui sopra, frutto di ore e ore di lavoro, in un pomeriggio in cui ne dovrà giudicare almeno altri 10 o 20, con un approfondimento obbiettivamente insufficiente. Non permettere ai progettisti di presentare i loro progetti personalmente, costringendoli ad accettare che questo lo faccia un burocrate dell'ufficio comunale. Svolgere attività che niente hanno a che fare con il compito stabilito dalla legge che ha istituito le Commissioni del paesaggio”. Eccetera eccetera. Ma è la premessa che fa capire come questo Paese sia veramente assurdo: i commissari dovranno lavorare gratis 40 giorni all’anno. Gratis. GRATIS. E non potranno neppure svolgere ovviamente incarichi che siano confliggenti con il ruolo in commissione, perché come potrebbero giudicare se stessi? Salario minimo e massimo euro zero, possibilità di lavoro zero. Ma... tutt’appost?
C’hanno rubato er marchio
Primo luglio, ore 19, Enoteca Spiriti. A Roma fa un caldo che oltre a colare il trucco, a momenti si scioglie pure la faccia a tutti, belli e brutti. Presentiamo il consorzio UNITA. In pratica una delle cose in cui, grazie al mitico Luca Ferlaino, mi sono lanciato. E’ una roba importante, che viene spiegata bene QUI. All’inaugurazione c’era mezzo governo e mezzo parlamento. In pratica, mezza Roma. Come ciliegina sulla torta abbiamo pensato bene di farci prendere in giro da Osho, che ci ha un po’ perculato sulla scelta del nome UNITA.👇
L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi
Ghandi
Qui è dove Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, per l’ennesima volta mette in luce il proprio complesso di inferiorità nei confronti di Milano (“E’ migliore il mare Adriatico o il Duomo?”). Non si capisce bene perché, peraltro, visto che lo scopo di Milano è essere la migliore versione di Milano, e lo scopo della Puglia è di essere la miglior versione della Puglia… Cliccare sul video!👇